Maccarrones: l’antica arte de ciuexi

 

Fare la pasta in casa è un piacere. Non solo ti senti utile, non solo sei quasi sicura di offrire ai tuoi familiari qualcosa di piuttosto genuino, ma è anche dannatamente gratificante. Oggi nessuna chiusura complicata, nessuna preparazione che rasenta l’assurdo, ma una ricettina semplice semplice, e forse per questo tanto buona. Inoltre ti consiglierò il modo per seccare i maccarrones in maniera naturale e semplice.

Chi

Maccarrones

Dove

In tutta l’isola

Quando

Non esiste un momento specifico, quando se ne ha voglia

Maccarrones: gli ingredienti

  • 500 gr di semola fine (il la compro da un piccolo produttore che la vende tramite la Coldiretti proprio sotto casa)
  • 2 cucchiaini di sale
  • Acqua quanto basta
  • 2 uova (opzionali)

Come procedere

A lavorare la pasta ho imparato guardando mia nonna e mia madre. Localmente si dice ciuexi: si tratta di un modo di impastare gli ingredienti piuttosto faticoso. La pasta viene lavorata soprattutto con i palmi delle mani imponendo una certa forza con i polsi. Inizialmente infatti la semola proprio non ne vuole sapere di amalgamarsi con l’acqua. La devi convincere con parecchia fatica, strofinando l’impasto con forza, ma alla fine ce la fai, si arrende, diventa elastico e omogeneo e tu non riesci più a distinguere l’acqua dalla semola. La magia si è compiuta. All’incirca per mezzo chilo di semola devi impastare una trentina di minuti, forse qualcosa di meno.

Conclusa l’operazione dividi la pasta, sfogliala, cospargila sui due lati di farina (o semola), arrotolala su se stessa. Non ti resta che tagliare a rondelle, io l’ho fatto con un coltello in ceramica.

Come seccare e conservare la pasta

Non ti resta che srotolarle su maccarrone e metterlo ad essiccare su un pezzo di legno. Io, esattamente come ho visto fare a più di una zietta, ho scelto di trattenere il bastone fra due sedie. I maccarrones si sono asciugati in una giornata. Dopo di che li ho messi in un barattolo di vetro non ermetico, di modo che non ci sia la possibilità che inumidiscano e si rovinino

Curiosità

Quando ero piccola “rubavo” la pasta cruda. Non ho scusanti, il gusto mi piaceva e io non mi trattenevo.

Ora che non sono più tanto piccola, ma ho una piccola in casa, sono ripresi i furti di pasta fresca. Lei, Rebecca, ama collaborare durante la preparazione dell’impasto e assaggiare, di tanto in tanto la pasta cruda. “Lasciala fare” dice ridendo mia madre, proprio come un tempo le diceva mia nonna. Si che tra la farina e la semola mi ha raccontato: “Anni fa esisteva la convinzione che mangiare pasta cruda aiutasse i bambini a parlare più precocemente, lo diceva mia madre e lo diceva mia zia, e pure qualche altra donna del vicinato”. Nessuna presunzione scientifica non c’è dubbio, sempre che non la si veda nel senso che, un bambino più nutrito possa sviluppare più rapidamente le proprie attitudini. La cosa mi ha affascinato. Ho riso anche io.

Ecco più o meno quel che diceva nonna: “Lassadda pappai, chi scappara a lingua prima”, “Lasciala mangiare, che la lingua le scapperà prima”. In effetti mia figlia, un anno e pochi mesi, sembra già una chiacchierona.

D’improvviso la pasta ha assunto un ruolo totalmente diverso, di marcatore del tempo, di alimento intorno al quale le donne si uniscono, crescono e fanno crescere.

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